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Bianca
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Chapter 1 - La prima era

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Chapter 1 - La prima era

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L'inizio del tempo. Quando era stato? Un milione di anni prima? Mille? Oppure due secondi? Forse non aveva alcun significato. Da dove proveniva il tempo invece? Se qualcuno poteva saperlo, quella era Yomi.
Tutte le realtà hanno un inizio e una fine. A volte nascono spontaneamente. A volte vengono create. A volte finiscono spontaneamente. A volte vengono distrutte. Questa realtà... è stata creata da lei. Ma neanche lei sa come finirà. Forse.

Usando arti misteriose la dea creò e creò e creò. Era da sola, e quando finì aveva pronta una sorta di tela bianca su cui i suoi figli e le sue figlie avrebbero potuto ricamare. Sì, perché non aveva intenzione di restare da sola per sempre. Nel cuore della propria dimora, un magnifico palazzo al di là dello spazio, nelle fessure tra il piano materiale e l'oltre, essa attinse un'ultima volta alle proprie arti per creare ciò che sarebbero stati i suoi figli.

Essa si inginocchiò così a terra, e cominciò a piangere. Per cosa piangeva? Il passato, il presente o il futuro? Magari un giorno qualcuno avrebbe capito. Quattro lacrime caddero dalle sue guance, e ogni lacrima diventò un turbine di fiamme e di stelle, di ghiaccio e di freddo cosmico. Quindi prese a cantare con voce soave e divina la melodia della creazione, e lì rimase aspettando pazientemente che da uno dei quattro turbini uno dei suoi figli prendesse forma.

La forma che prese vita aveva una forma slanciata, possente ma non troppo muscolosa. Un individuo dai capelli corvini, con negli occhi due desideri contrapposti. Quando li aprì, vide un paesaggio idilliaco. Chi aveva fatto questo? Chi lo aveva svegliato in quel reame così bello?
Scrutando i suoi pensieri, la figura vi trovò un turbine di potere. E tra di esso un nome. Un'essenza, un significato.

Alzando lo sguardo, vide che non era solo. Una figura poco distante lo guardava. Eterea, eppure reale. Sentiva che con lei c'era un legame? Ma di che tipo? Tanto valeva chiedere. Aprì la bocca, ma i suoni che uscirono erano senza forma. Eppure musicali. Cercò di armonizzarli, di renderli proiezione del proprio pensiero.
"Chi... sei?"

La figura femminile alzò lo sguardo verso il primo dei propri figli. Era più minuta e delicata di lui, ma nonostante lui traboccasse di potere a confronto con lei era solo una goccia d'acqua nell'oceano.
"Benvenuto nel mio reame. Sono colei che ti ha creato, o che ti ha dato vita. Ciò farebbe di me la tua creatrice, o tua madre."

La dea parlò con il più accennato dei sorrisi. Sembrava tanto dolce quanto distante allo stesso tempo. Da inginocchiata si alzò in piedi, spolverandosi l'abito con le esili mani. Non che ci fosse polvere in quel reame etereo, ma certe abitudini erano dure a morire. "Ma non sono degna di essere chiamata madre da nessuno. Pensami e definiscimi come più desideri."

La dea fece una pausa, guardando gli altri tre vortici di fuoco e di stelle. Prima o poi sarebbero nati anche loro. Si voltò nuovamente verso l'uomo. Nonostante i suoi occhi fossero bendati, lui poteva sentire il suo sguardo su di sé.
"Immagino tu abbia molti pensieri e molte domande."

"Sì... madre..."
La figura si alzò e fissò la donna che gli aveva dato la vita. Immediatamente si sentì piccolo di fronte a quel potere. Eppure, lui ne aveva un po'... perché così poco?
No. Scosse la testa. Lei era sua madre quindi, e ciò che faceva doveva essere giusto.
"Posso.... scegliere un ... nome per me?" Nome. Che cosa strana. Ma di certo un modo per chiamarsi doveva averlo.

"Certamente. Non mi arrogherei mai il diritto di dare il nome a qualcuno che può sceglierselo da solo." Il mondo attorno a loro sparì, per essere sostituito da un paesaggio montano. Davanti a loro una piccola casetta in legno, circondata da picchi innevati, ruscelli, prati fioriti e densa foresta. Un paio di scoiattoli saltarono giù da un'albero, appollaiandosi sulle sue corna, mentre un gruppo di cerbiatti sembrò inchinarsi al suo cospetto. Con un semplice gesto della mano fece un segno ai quadrupedi, i quali ripresero a brucare silenziosamente come se gli dei non fossero più presenti. Gli scoiattoli rimasero al loro posto.

"Anche io ho scelto un nome per me. Yomi. E se la tua forma non dovesse piacerti, puoi mutare pure quella. Ad esempio, questa forma non si adatta molto ad una madre."
In un lampo d'ombra la dea mutò. Le corna sparirono e gli scoiattoli caddero sulle sue spalle.
"Ecco, così va meglio."

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